Bisogna ammettere la propria ignoranza, per imparare e migliorarsi.
Ammetto la mia: solo ieri ho scoperto l’account Twitter del vaccino Sputnik.
Siamo abituati da circa 2 anni a sentire notizie con una narrativa legata ai vaccini esclusivamente sanitaria ed emergenziale, mentre nella casa dell’uccellino blu, un’inaspettata comunicazione di marketing riguarda proprio i vaccini, con un linguaggio davvero inaspettato.
Da quando ho iniziato a studiare social media marketing, ci hanno quasi sempre insegnato in tutte le case history che il BOOM di picchi di engagement dovuti spesso a scelte fuori dai canoni, fuori dalle aspettative e dalle logiche di business, non fossero le migliori, ma a volte bisogna fermarsi a ragionare, soprattutto in questo Wild Wild World segnato dalla sigla COVID-19. Eppure non ci ho trovato picchi di engagement, ma qualcosa di più.
Mi sono spesso lamentata (e continuo purtroppo a farlo) di come si gestisca la comunicazione dei media e dei maggiori divulgatori di informazioni in Italia, dove i “titoli del terrore” hanno destabilizzato i precari equilibri sociali, psicologici ed economici.
Bisogna quindi contestualizzare in questo scenario quello che vediamo sui social. È spesso una gara a chi è più “potente”, un po’ come accadeva in passato anche qui a Bologna, nella mia città adottiva, simboleggiata dalle 2 Torri. All’epoca la famiglia con le torri più alte, era riconosciuta come la più forte. Prestigio social(e) al top!
Mentre le popolazioni mondiali sono ormai divise tra i vaccinati e i contrari, cosa accade in tv? Cosa accade sui social? Cosa accade sui giornali?
Si URLA.
Non c’è quasi mai confronto SANO e con toni pacati, la funzione reciproca dell’ascolto è quasi azzerata (vi prego contattatemi se sbaglio e datemene prova). Si URLA con toni di propaganda pura. Ma lasciatemi viziare il cervello con un po’ di etimologia e significato delle parole presi da Treccani.
Oggi, per prendere parte nella scena mediatica (dei big, naturalmente) bisogna URLARE.
Come i tifosi delle curve, come i promoter, come la pubblicità fastidiosa, ma soprattutto come le battle dei rapper agli albori, quando il freestyle verteva quasi solo sul “io sono meglio di te”. E questa è solo una gara, non è un confronto.
Ma torniamo alla nostra pandemia: in questa veloce panoramica ho aggiunto anche le traduzioni di Google, perché per quanto possa far sorridere ad un primo sguardo, c’è una mia profonda amarezza dietro questa comunicazione, perché a volte, verrebbe voglia di trasferirsi su un altro pianeta… (cliccate sulle immagini per ingrandirle)
Ora, in tutta sincerità, non ho avuto voglia di andare a leggere i link riportati nei Tweet perché credo che la “verità” su tutto questo la scopriremo (forse) tra decine di anni, quindi mi fermo all’analisi della comunicazione, che già di per sé è… inquietante.
È inquietante che per quanto (di continuo) i telegiornali ci raccontino di accordi e ricerca di soluzioni GLOBALI, poi la realtà pare sia ben diversa.
È inquietante che nessuno (mi riferisco sempre ai “colossi dei media”) abbia acceso un faro sulla mancanza di liberalizzazione dei brevetti dei vaccini: se bisogna salvare le vite, perché non li si condivide con tutta la comunità scientifica globale?
Penso sempre a quante persone ricche di competenze siano nate sotto il cielo “sbagliato”, senza i mezzi per poterle mettere in pratica. E c’è anche un appello costante di Medici Senza Frontiere, mentre io scrivo comodamente sul divano quest’articolo e cerco i tweet della discordia sociale e prove di mancanza di solidarietà.
La domanda che non posso fare a meno di pormi e di porre anche a te che leggi è: ma nelle mani di chi siamo?
Eppure non è il film con Eminem… è proprio la realtà del 2021.
Cerchiamo di cogliere le sfumature, ma anche di restare con una mente aperta… ad ogni possibilità.
I social network sono lo specchio della società in cui viviamo. Sì, certi giorni fa davvero paura.